SPELEOLOGIA CARSICA E URBANA

 

 

La lunga attività di grotta, iniziata, già negli anni settanta, in angoli di un territorio, all'epoca ancora sconosciuto , in compagnia degli scopritori della Grotta dei Cervi di Porto Badisco, confermò la passione per la speleologia che tuttora permane nell' Associazione. SpeleoTrekkingSalento parte ed evolve dall' antica voglia di speleologia salentina. L'etimologia del nome ne è appunto la sintesi evolutiva.



Oltre alla speleologia carsica, SpeleoTrekking si pone anche al servizio di studiosi e delle Istituzioni intervenendo, con la Speleologia Urbana, laddove vi sia bisogno, tramite rilevazione di sotterranei, scantinati, e grandiosi ipogei della Lecce nascosta. che si aprono a seguito lavori di ristrutturazione.

 

Peccato che spesso ragioni incomprensibili spingono ad affogare le cavità, che si vengono a scoprire, precludendo per sempre la conoscenza della Lecce antica. Sarebbe opportuno ,da parte delle Autorità preposte, salvare e valorizzare quanto rimane a testimonianza delle nostre origini e della nostra storia, nella consapevolezza che il futuro del Salento passerà anche attraverso la fruizione turistica

 

 

Omaggio agli scopritori della "Grotta dei Cervi"

Severino Albertini, Isidoro Mattioli, Remo Mazzotta, Enzo Evangelisti, Daniele Rizzo, cinque ormai importantissimi nomi nel campo della speleologia salentina. Il loro entusiasmo si trasformò il 1° febbraio 1970, in un contributo culturale di altissimo livello che, apportato al Salento, avrebbe potuto concretizzare, una energica spinta in avanti, volta ad aumentare il ritorno turistico sulla nostra penisola.

 

La prestigiosa GROTTA DEI CERVI  di Porto Badisco, sino allora totalmente sconosciuta, affiorò alla conoscenza dell’Europa e del mondo in maniera eclatante, imponendosi all’attenzione degli studiosi, in modo incisivo, poiché riassumeva in se stessa, oltre ad un notevole corredo di ceramiche, risalenti anche ed in particolare al neolitico, una imponente documentazione parietale realizzata con guano ed ocra rossa.

I pittogrammi di Porto Badisco riportano lo stupito osservatore, a rivivere scene di caccia al cervo, animale molto diffuso all’epoca,  in maniera semplice si, ma ossessivamente vera, che si ripetono ad ogni angolo del complesso ipogeo, con chiarezza e sconcertante realtà.

Gli autentici cacciatori preistorici, dotati di archi e frecce, si notano nudi ed inermi ad affrontare rischiosamente le prede e le immagini impresse, risultano, a distanza di millenni, di una nitidezza sconcertante.

La temperatura costante della Grotta, la giusta umidità, l’accesso precluso al distratto passante per migliaia di anni, sono gli elementi giusti che hanno contribuito alla perfetta conservazione di tali preziose testimonianze che personalmente ebbi la fortuna di vedere direttamente e che confondono la mente del visitatore facendolo ripiombare indietro nel tempo.

Spirali apparentemente senza senso, grovigli di elementi meandriformi a formare strani individui dotati di corpo lineare ma di incredibili trasformazioni spiraliformi germoglianti, misteriose riunioni di personaggi seduti ed in visione dall’alto, magiche interpretazioni di danze tribali o  riti propiziatori, incomprensibili segni di ogni tipo che lasciano andare libera la fantasia a qualsivoglia interpretazione.

Troneggia tra tutte,quella che piace a noi immaginare come uno stregone, lo “sciamano” che, con la sua eccezionale presa, ispira più di tutte e fa balzare la fantasia del visitatore sino a concretizzare l’immagine di un danzatore piumato.

Ciò che, in particolare, fa rabbrividire, è la stanza delle manine: il ritrovarsi nelle viscere della terra, in un contesto calcarenitico rischiarato, da torce elettriche, il sentirsi fagocitato da una miriade avvolgente di impronte di mani preistoriche di varie misure e sparse dappertutto, innesca un’angoscia profonda; la sensazione è quella di essere circondati da persone vive risalenti ad epoche remote, da giovani, vecchi, adolescenti di 6000 anni fa probabilmente in riunione per iniziazione.

Grotta dei Cervi: appunto per la immagine di questi animali che ricorre insistente…la magia continua;il silenzio ancestrale, nel suo interno, sembra essere rotto da grida, da riti, da brusio lontano e dal caratteristico suono provocato dal gocciolio delle stalattiti.

A distanza di trenta anni dalla data della scoperta, sentiamo il profondo dovere di ringraziare i cinque scopritori formulando un fervido augurio affinchè si trovi una soluzione giusta, semplice e funzionale per risolvere l’annoso problema della fruizione turistica con il coinvolgimento del comune di Otranto, in collaborazione con quelli interessati di S.Cesarea, Minervino ed Uggiano.