“NOCIGLIA: NEL RICORDO DI LUCA GRECO”
Luca Greco
Quella sera, ormai lontana, del 10 luglio 1995 non
sarà mai dimenticata, come chiedono anche i genitori, affinchè Luca possa rivivere e permanere, a perenne monito, nel ricordo di ciascuno di noi.
Anche quest'anno 9 novembre 2008 la tragedia di Luca riaffiorerà nelle menti degli
escursionisti che già sapevano e dei tantissimi nuovi che per la prima volta hanno ascoltato la rivocazione dinnanzi al palazzo Baronale di Nociglia.
Qui di seguito riporto la lettera che scrissi dopo due anni dalla tragedia.
Nociglia, 10 luglio 1995; una data da non dimenticare.
Sono trascorsi ormai 2 anni da quella terribile sera. Quella del 10 luglio 1995 sarà una data che mi rimarrà impressa profondamente, in maniera indelebile, per il resto della mia vita. Per questo motivo ho sentito, con forza, il bisogno di scrivere e lo faccio riportando, solo in parte, quel che accadde intorno al pozzo, aggiungendo alcune considerazioni personali.
Ricordo chiaramente:fui allertato nel pomeriggio dall'allora Prefetto di Lecce dott. Nicola Bosa, per il tramite dei locali Vigili del Fuoco che attesero il mio rientro sotto casa.
Dopo una giornata particolarmente impegnativa, mi ero recato, ignaro per ciò che era successo, per un paio di ore al mare e per tale motivo, onde evitare di perdere ulteriore, prezioso tempo, mi ritrovai a gestire e coordinare l'intervento in abbigliamento decisamente inadatto.
Ricordo ancora: Voci concitate gridavano che un ragazzo era precipitato in un pozzo a Nociglia.
Non esitai; ogni minuto poteva essere prezioso dinnanzi al possibile salvataggio di un minore; era mio dovere agire in fretta e con determinazione; qualcuno aveva bisogno di noi; oltretutto S.E. il Prefetto di Lecce riponeva ampia stima e mi mandava a chiamare. Bisognava agire in tutta fretta ed ogni attento e logico tentativo, supportato da una minima dose di esperienza maturata in tanti anni di speleologia, andava anteposto ad ogni altra inutile logica burocratica; rimango sempre dell'opinione che la burocrazia, in certi particolari casi, è solo quantomai deleteria.
Coordinai le prime operazioni ed in pochissimi minuti dirigevo a tutta velocità la mia auto carica di strumenti ed attrezzature, in compagnia dei migliori speleologi che io stesso scelsi per quel difficile intervento a Nociglia. Strada facendo ci auguravamo tutti, che si trattasse solo di un falso allarme.
All'epoca presiedevo un precedente contesto speleologico ed in tale veste chiamai all'appello Francesco De Natale, Antonio Adamo, Ivan Cancelliere e Luigi Valiani, poiché, con loro, non avrei avuto il sia pur minimo dubbio sulla buona riuscita del recupero.
I Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile insieme ad altri volontari, ci furono di grande aiuto; purtroppo una nota amarissima percuoterà il nostro cervello per sempre e non riusciremo mai a tacitarla: il piccolo Luca Greco, a detta del medico, era già morto prima del nostro, sia pur tempestivo arrivo, all'incirca dai 6 a 10 minuti dopo la caduta. Nemmeno il tempo di allertarci. La sua arteria femorale recisa di netto, aveva riversato tutto il prezioso liquido in fondo al pozzo; se precipitando fosse rimasto vivo, l'avremmo recuperato in breve e nel migliore dei modi possibili.
Il sangue freddo e la bravura dei miei speleologi fu eccezionale e per questo non mi stancherò di elogiarli e ringraziarli.
Più tardi mi ritrovai, purtroppo, con quel corpicino senza vita tra le braccia non appena Luigi Valiani, con magistrale intervento a testa in giù, al limite delle possibilità umane, lo riportò in superficie; nel mentre lo adagiavo con estrema delicatezza sulla barella, l'osservavo cercando disperatamente di intercettare qualche, sia pur esile, barlume di vita. Nulla.
54 metri circa: il piccolo Luca fu bruscamente fermato, in quell'allucinante caduta verso il nero abisso di 120 metri, forse dalla tubazione interrotta o dalla trivella spezzata o da qualche altra dannata cosa che lo attendeva inesorabilmente alla profondità di circa 54 metri.
Quel pozzo dimenticato, aperto sul pavimento pinetato in quel giardino antistante l'asilo comunale, fu tamponato solo con un bidone metallico spinto in contrasto nell'imboccatura; il tempo, l'incuria, la dimenticanza, gli aghi di pino, il terriccio, lo resero quasi irriconoscibile dall'esterno; nessuno si curò, in seguito, di rendere inoffensiva tale insidiosa trappola, né tantomeno i ragazzi ne immaginavano la micidiale, subdola pericolosità.
Luca ed i suoi amici giocavano nelle immediate vicinanze, là dove si erano tenute, in altri momenti, varie manifestazioni e celebrazioni con affluenza di pubblico e di bambini. La tragedia fu solo ritardata; qualche altro ragazzo più fortunato e prima di Luca, avrà, sicuramente, rischiato, quella stessa fine; alla stessa maniera si sarebbe potuto verificare successivamente un altro incidente con simile dinamica, ma con protagonisti diversi.
Luca ed i suoi compagni giocavano saltando, anche, all'interno di quel bidone che, ormai evidentemente arrugginito, all'improvviso cedette ed il terriccio ricoprì totalmente quel corpicino fino al farlo, quasi, letteralmente scomparire persino all'occhio attento della telecamera ipogea.
Luca Greco, il 10 luglio 1995, era atteso a casa dai suoi genitori Giovanni e Venturina, per spegnere le 13 candeline che decoravano la sua bianca torta di compleanno. Ogni anno, puntualmente, all'ora della tragedia, quelle candeline sistemate su di una torta uguale a quella che piaceva tanto a Luca, verranno spente dai fratellini, con un rituale che vedrà accomunati, anno dopo anno, i compagni di scuola, i genitori, gli amici e parenti ed anche gli speleologi presenti quella sera. “AUGURI LUCA” sussureranno anche quest'anno, in coro, i presenti accostandosi alle voci dei genitori; successivamente ognuno assaggerà la torta sempre identica a quella che a Lui piaceva tanto.
Personalmente ho meditato a lungo sul rituale ed ho concluso che, al di là di ogni considerazione gratuita e senz'altro fuori luogo, ciò che potrebbe suonare stonato, può servire in effetti a dare forza ai genitori che conserveranno, in tal modo, la sensazione di potere avere Luca con loro, di vederlo crescere insieme ai fratellini ed amici, ai compagni di scuola, di sentirlo vicino ed infine, particolare determinante, di riuscire a non dimenticare e a non farlo dimenticare.
Scrivo queste righe in quanto, tra me ed i genitori del ragazzo, si è consolidato un rapporto di grande stima reciproca; il mio nome, purtroppo, rimane inesorabilmente legato a quella nefasta sera ed ogni qual volta ne faccio cenno, gli amici Giovanni e Venturina, tengono a minimizzare il particolare.
Il pozzo ora è chiuso con una pesante gettata di cemento; il pozzo ora è stato schermato in maniera professionale. Ironia della sorte: quel pozzo di 45 cm di diametro ora non fa più paura a nessuno. Ora è solo un terribile ricordo; ora tutto è sintetizzato solo in uno scalino quadrato sul quale, in futuro, salteranno e giocheranno altri ragazzi ma che, certamente, non sprofonderà più. A tragedia avvenuta il pozzo fu reso totalmente inoffensivo.
Laggiù a 54 metri, nel buio più totale, qualcosa veglia; quella orrenda cosa metallica, qualsiasi cosa essa sia, rimarrà sempre pronta, inutilmente, a ghermire ma ormai, resa inoffensiva, sarà dimenticata per sempre.
Di pozzi a cielo aperto ce ne sono, purtroppo, ancora tanti ed inutilizzati pronti a fagocitare qualsiasi cosa capiti a tiro. Dopo la tragedia, però, moltissimi sono stati posti in sicurezza o chiusi.
IL SACRIFICIO DEL PICCOLO LUCA NON DOVRÀ RIMANERE INUTILE.
Il 10 luglio del 1995 il comune di Nociglia, svegliato da un secolare torpore, fu catapultato, per un attimo, su tutto il territorio nazionale ed oltre, dalle TV e dagli organi di stampa; voglio sperare che l'Amministrazione Comunale starà, certamente, attivandosi per cercare il modo di rendere il ricordo del giovanissimo cittadino, vivo e perenne nella memoria di tutti.
Ogni anno che passerà, certamente qualcuno ricorderà i fatti e scriverà. Ciò che accade all'infanzia non può essere dimenticato, non può svanire nel nulla, non può albergare nell'oblio.
TORNEREBBE CERTAMENTE UTILE INTESTARE QUELL'ISTITUZIONE ALLA MEMORIA DI LUCA GRECO.
Non sarà mai grande cosa, non servirà, certo, a restituirgli la vita, ma una targa potrà essere monito e chiunque, passando e meditando, potrà riflettere, trarne ricordo, lezione ed insegnamento.
Lecce, 2 luglio 1997 Riccardo Rella (due anni dopo)
Erano i primi di maggio 1995.
Luca aveva tanti progetti, tante speranze…esprimeva così il suo pensiero sul valore della vita.
"LA VITA"
La vita è una cosa bella,
un dono di Dio,
la vita è come una continua esplorazione
perché ogni giorno si scoprono cose nuove.
Essa è come una lunga strada
che ha un termine.
La vita è piena di cose belle e non belle,
così l'uomo ha sempre voglia di vivere
e di non morire mai.
E bisogna ancora una volta sperare
che la vita sia lunga.
Luca Greco
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